La tristezza di una mamma

Uffa! Tra pochi giorni tornerò a lavorare… A dire il vero questo non mi dispiace, ho voglia di rimettermi in gioco e di tornare a creare informazioni come mio solito, ma c’è un grande “MA”… dovrò lasciare il mio cucciolo al nido per tutto il giorno… purtroppo abito in provincia e lavoro a Milano e di conseguenza sono sempre lontana da casa 🙁

Lato positivo: al mio cucciolo piace tantissimo stare al nido, si diverte un mondo a stare con gli altri bimbi e a dire il vero non ha pianto neanche una volta durante l’inserimento. Ma io sono lo stesso molto triste, perchè lo vedrò solo per due ore al giorno, dalle 18.00 alle 20.00 e in questo lasso di tempo dovremo riuscire a fare il bagnetto e a cenare e resterà pochissimo tempo per noi… A volte mi chiedo chi gli insegnerà la buona educazione, a dire “grazie”, a comportarsi bene, a capire al differenza tra il bene e il male… Mi rattrista sapere che tutte queste cose non le apprenderà grazie a me, ma grazie alle educatrici del nido e io potrò solo rafforzare questi concetti quando ce ne sarà bisogno… sono molto triste…

Perchè questa società del cavolo non consente alle madri di crescere i propri figli e di lavorare contemporaneamente? Perchè non si può “telelavorare” o chiedere un part time senza essere messi da parte? Mah… domanda retorica… Perchè al comando ci sono solo uomini o donne senza figli (per forza, se no come farebbero a comandare?) che non capiscono che una madre soddisfatta e felice di poter stare un po’ con il proprio figlio può dare molto alla propria azienda anche lavorando part time…

La tristezza di una mammaultima modifica: 2007-09-17T13:10:00+02:00da tixa74
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Un pensiero su “La tristezza di una mamma

  1. Coraggio tixa74,
    io i miei figli li ho dovuti portare all’asilo nido prestissimo; specialmente la prima che ora ha 22 anni e ha cominciato la “scuola” a 4 mesi. Mi ricordo che andavo in ufficio e cominciavo a piangere; mi scendevano le lacrime senza che io potessi farci nulla anche perchè il fatto che Gio fosse una bimba molto tranquilla mi terrorizzava; mi ricordo che pensavo che sicuramente se la sarebbero dimenticata da qualche parte perchè lei non piangeva quasi mai. Con il secondo – Gia – è andata meglio, ma probabilmente perchè io ero più preparata psicologicamente all’abbandono. Dell’asilo nido ho un ricordo bellissimo delle tante cose che facevano e dell’amore che le educatrici, le assistenti e tutto il personale riusciva a dare a tutti questi bimbi. Pensa che il secondo a 18 mesi ha fatto la sua prima gita scolastica ad Ostia. Non ti dico l’organizzazione: pulman, pentoloni con il pranzo pronto, giochi e quant’altro e tutto il personale possibile (ti premetto che fu una loro iniziativa). Conservo ancora un filmino girato dal personale ad uso e consumo dei genitori e ogni tanto lo guardo e penso che quel metroeottantacinque di figlio che ciondola per casa era quel frugolino li. Non ti preoccupare per l’educazione: il punto di riferimento dei figli sono sempre i genitori anche se ci stanno solo un’ora al giorno. Un saluto affettuoso da mamma a mammina!

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